La politica si fa con i banditi. Il Report di Wu Ming 2

È fragile la città che l'attore-autore Gigi Gherzi dipinge nel suo Report come pure le vite delle persone di cui ci parla e che attraversano la sua città. Quella che esploriamo con lui da spettatori partecipanti è una città che contribuiremo a costruire insieme a poco a poco, sentendoci parte dello spettacolo stesso, lo spettacolo che noi “vogliamo” costruire fino a dargli la forma di una mappa, la nostra mappa per la nostra città.

Capita spesso però di non sentirsi a casa pur essendo a casa, di non riconoscere più il luogo in cui viviamo come la nostra città, quella che conoscevamo e che ora invece ci è estranea, perché, nel corso nel tempo o nella percezione del nostro sguardo completamente mutata.
Cammino per la città. Osservo la vita. Osservo i cittadini. E non mi sento acasa”, ci dice Gherzi. Ma perché accade questo?
Forse perché spesso è difficile riconoscere che le cose mutano, e prima di scorgere il cambiamento nelle persone lo rintracciamo di solito più facilmente nei luoghi. Il cantiere aperto nei pressi di Porta Nuova, così, diventa creazione bizzarra e inquietante, lo spettro di un mutare che non chiede il permesso ma che si insedia, in tutta la sua imponenza nella vita.
 
Ed anche i fragili ne vengono inglobati, inglobati per restarne tuttavia ambiguamente esclusi. La città, a guardarla bene, è piena di banditi…
A suggerircelo è lo scrittore Wu Ming 2, che sul verbo “bandire” e il suo duplice significato concentra la sua riflessione a fine spettacolo. Lo scrittore ha preso appunti durante tutto il racconto di Gigi e ora, in questo breve intervento che sa di monologo, ce ne restituisce senza sosta delle pennellate grezze e fulminee.
 
Cosa significa in fondo essere un bandito? Essere un escluso, un reietto. Ma “bandire”, ce lo dice l'etimo, se significa “esiliare” allo stesso tempo significa anche “mostrare”.
La piazza di Bologna per esempio, la città che ogni giorno abitiamo, è piena di “reietti mostrati”, come i tanti senza tetto che costellano i portici con le loro coperte. Una presenza fragile, evidenziata nella sua esclusione. Eppure c'è qualcos'altro in quest'immagine…qualcosa di positivo, che non cela ma smuove. “Far sapere che”…questa d'altronde, continua Wu Ming 2, è anche la funzione del bando…ed ecco allora che anche il mostrare, se sappiamo riconoscerlo, può farsi occasione.
 
Accogliere e prendersi la responsabilità delle cadute e degli inciampi tutti umani dei suoi abitanti sarà forse il punto di partenza cui ora la città dovrà guardare. Perché, ci dicono Report e Wu Ming 2, leggere e partecipare a politica e storia significa prima di tutto cominciare a dare ascolto ai nostri piccoli vuoti e alle nostre quotidiane ferite, e, nel farlo, potremmo perfino sentirci meno soli. Maria Beccia