Otello. La tragedia della maldicenza

C'è uno strano rumore questa sera all' Arena del Sole di Bologna, un cigolio che si distingue dal brusio della platea e proviene da un po' più su, proprio lì, davanti a noi…Forse, ci diciamo, è il legno del palco su cui l'Otello di Nanni Garella, il pluripremiato regista di prosa nonché guida della compagnia Arte e Salute Onlus, sta per battere i piedi.

Chiudiamo gli occhi e faticosamente ci facciamo strada tra le grida, il cibo e il lerciume del Globe, dello Swan e del Rose, in piedi, con fatica, mentre geometrie di broccato ci osservano ridacchiando dai buchi delle gallerie sovrastanti. Qualcuno attende, qualcuno ride, qualcuno geme a gambe all'aria di piacere. Chissà se c'è anche a lei, Elisabetta I la vergine, regina d'Inghilterra, con i suoi capelli rossi, la sua faccia bianca e le sue sopracciglia inesistenti.
Siamo un po' emozionati…E' vero, non siamo al Globe ma alcuni di noi entrano all'Arena del Sole per la prima volta e mai si son trovati così in prossimità della finzione, della scena e dell'attore…C'è persino Massimo Dapporto, quello della televisione.
Quanta gente…Ci fa quasi paura, soprattutto dopo aver scoperto quello che poteva accadere a teatro ai tempi di Shakespeare. Già, proprio lui, il grande drammaturgo inglese che tutti conoscono e che nessuno ha letto.

                                                                                        Teatro elisabettiano 2
Ma poi arrivano loro, Roderigo e Iago, arrivano Cassio, Emilia e Desdemona, arriva Otello, arrivano tutti. “Certo che Shakespeare”, sussurra Mattias, “la conosce proprio bene la mente umana”. Tra un atto e l'altro il buio cala e si accende la Luna, l'indiscussa protagonista della regia tradizionale e pulita di Nanni Garella, astro mutevole e enigmatico, cui anche noi abbiamo dedicato qualche verso.
Finché non si viene al dunque e il dramma esplode nel dolore, nella follia, nell'insensato.

Gelosia, razzismo, maschilismo, sfiducia. Sono questi, è noto, gli articoli più gettonati nelle riletture di Otello. Prima di darli per buoni però, La Quinta Parete ha provato a osservali più da vicino, un po' sopra e un po' sotto, un po' a destra e un po' a sinistra fino ovviamente a sceglierne un altro, un comune denominatore che abbiamo chiamato Maldicenza e che ci sembra ancora calzare a pennello. A voi scoprire il perché mentre, tra uno sguardo e l'altro, vi invitiamo a sgranocchiare i nuovi lemmi de Il dizionario dello spettatorebuiointervallo e voce, come sempre interpretati dalle immagini di Brochendor Brothers.