Le ombre comunicano, lo fanno con la luce, con le sagome e con le persone vere. Questa è la prima scoperta che ho fatto, immergendomi nelle suggestioni e nei colori di questa dolcissima e malinconica favola che è il Cane Blu di Teatro Gioco e Vita . Al di là della favola in sè, la vera novità di questo spettacolo è stata per me la scoperta di un nuovo linguaggio, quello del teatro d'ombre, una forma d'arte che mi era del tutto sconosciuta a parte, più per sentito dire che per esperienza diretta, quella delle ombre cinesi. Ho scoperto che è una forma d'arte molto antica, nata forse in un'isola lontana dell'Indonesia moltissimo tempo fa.
Osservando lo spettacolo tuttavia, mi sono accorta che la compagnia ha fatto coesistere sulla scena più linguaggi e tecniche diverse nello stesso tempo, facendole dialogare di volta in volta in modo unico e sempre diverso.
Sagome che riprendevano fedelmente i disegni del libro dell'artista Nadja, lampade di vetro che si tenevano in mano, lampade con cui danzare, capaci di rifrangere l'intera storia sul pavimento e sul soffitto, per avvolgerci con il suo incanto di musiche ed emozioni colorate. E poi ancora effetti speciali, movimenti veloci, palesati sulla scena dalla presenza viva di due giovani attrici che interpretavano la piccola protagonista Carlotta, il Cane, la madre e il padre della bambina. In alcuni momenti, le ombre e le sagome finivano persino per sparire per lasciare spazio solo ai corpi. A teatro è davvero tutto possibile, ho pensato a quel punto…
A differenza di altri spettacoli in cui ho scelto di prestare un'attenzione diversa, più attenta, credo, ai contenuti e alle forme, qui ho capito fin da subito che sarebbe stato diverso e ho scelto di fare un passo indietro, per tornare un po' ai segreti della mia infanzia, per abbandonarmi.
Perché a teatro ci sono tecniche, mi ha insegnato Cane Blu, che funzionano come delle bacchette magiche…
Cliccate qui e guardate un po' se non ho ragione:
http://www.youtube.com/watch?v=7OFSG3C3ujY
Tatiana Vitali