Bla bla bla…

“Tutti gli uomini dovrebbero essere quello che sembrano”. Un uomo che pronuncia questa frase, ci siamo detti, non può essere veramente cattivo. Eppure, fin dal principio, nella figura di Otello c'è del mistero, qualcosa che non torna, che ci infastidisce, che ci rimescola viscere e cervello. Il problema è che Otello non è quello che dovrebbe essere, Otello, abbiamo scoperto, non si classifica mai.

La sua pelle tanto per cominciare, Shakespeare ce lo dice chiaramente fin dal titolo, è diversa, anomala, nera, un colore che nel mondo occidentale non è previsto disciplinato al potere, un colore che ancora oggi ci parla chiaro parole e aggettivi come “sporco”, “pauroso”,”cattivo” o come “tenebre”, “interiorità”, “caos”…Quella dei colori è una questione che ci ha attratto e fatto riflettere a lungo, abbiamo subito cominciato a giocare, a dividerci, a provare a vedere tutto bianco o tutto nero.

Eppure ancora non torna. Perché Otello, in fondo, è una brava persona. Anzi, ci siamo accorti che è proprio la sua diversità a fare di lui l'elemento speciale tra i tanti. Fin dall'inizio la sua comparsa sulla scena ci è sembrata, scusate il gioco di parole, quella di una vera e propria “pecora nera” o meglio ancora di una “mosca bianca” che finisce a capo degli altri perché distinta dagli altri, perché, anche se nera (o bianca) più onesta e più giusta. Ecco perché Desdemona si innamora perdutamente di lui, perché entusiasmata dalla sua unicità.

Ma allora che cosa spinge Otello a dare così fuori di matto?

Che cosa risuona, davvero, dentro quella testa che gli fa tanto male?

In realtà molto poco. Ci sono solo parole, chiacchiere, arietta, dicerie e bla bla bla. Malelingue insomma, che Iago, qui interpretato da uno spietato e saccente Maurizio Donadoni, costantemente gli vomita nelle orecchie, facendo leva sulle sue fragilità… Lasciando poi perdere che niente, si sa, ci rende più vulnerabili di un innamoramento pazzo, troppo bello per essere vero. In quel brusio, lo abbiamo accompagnato con lo sguardo, Otello finirà per annegare, per tramutarsi in qualcosa che gli altri hanno deciso per lui: un geloso furioso.

Da questo punto di vista anche l'intero dramma ha per noi cambiato luce, tanto che, osservandolo più da vicino,  ci siamo accorti che Follia e Gelosia non sono che lo spauracchio di altri cortocircuiti, reali e concreti, a noi ben più presenti e vicini. Pensateci.

Quante volte  ci capita o ci è capitato che malelingue e luoghi comuni (che spesso vanno a braccetto) si siano impossessati di noi fino a condizionare le nostre scelte, azioni e pensieri? Senza contare poi che qui viviamo in Italia, un paese, non si può negare, di illustri pettegoli!

E allora ci siamo divertiti un po', facendoci ispirare da un famoso sketch del Trio di attori Lopez-Solenghi-Marchesini, Luoghi comuni al funerale, per scoprire che luoghi comuni, malelingue e bla bla bla, il più delle volte lamentosi, gratuiti, noiosissimi e persino un po' cattivelli, sono spesso impregnati di paura e diffidenza nei confronti dell'altro, irrisori di quelle fragilità in cui corriamo per primi il rischio di specchiarci.

Non lasciarsi condizionare, a volte, è dura…

Ma noi non ci siamo arresi e insieme alle suggestioni della bella immagine della pittrice Carol Rama Le malelingue, abbiamo deciso di andare ancora un po' più a fondo fino a cogliere il nocciolo del problema, a partire da quelle linguacce che più ci hanno condizionato o frenato nei nostri passaggi e mutamenti privati o che, più semplicemente, ci hanno sempre infastidito e irritato quando siamo sull'autobus, dal barbiere o al supermercato…

Malelingue, luoghi comuni. Ecco la nostra collezione:

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Caro Otello, anche a noi è venuto il mal di testa!

                                                                         L.C, Mattias Fregni, Lorella Picconi