Nel frutteto….Con il naso all’insù

Assistere ad uno spettacolo così particolare nelle vesti di persona non addetta ai lavori come me, mi ha portato ad aprire la mente anche a qualcosa che va al di là dello spettacolo di teatro classico che io ero abituata a vedere.

Inizio dicendo che mi è piaciuto molto. La sala di questo teatro in cui si è svolto lo spettacolo così vuota di arredi, nera, piccola, senza palcoscenico, gradinate a misura di bambino, mi hanno fatto isolare e staccare dal mondo esterno. All’apertura della scena, avvolta nel buio, si intravede solo grazie ad una luce mirata, lei, la danzatrice olandese protagonista dello spettacolo, che recita nella sua lingua originale una poesia per me incomprensibile ma davvero incantevole.

Entriamo così in un’atmosfera sospesa che mi ha dato il tempo, anche grazie al silenzio – muto – sordo, di entrare in una sfera di ascolto, mentre il mio corpo e la mia mente ritornavano indietro annullando il presente.

Le prime mosse dell’artista, i primi passi, gli atteggiamenti goffi, arrabbiati, l’allontanarsi, l’avvicinarsi, il cercarsi, lo scorazzare a destra e a sinistra, mi hanno ricordato tanto la mia infanzia. Altresì molto tenere quelle figure in cui l’artista si abbraccia, si tocca, si coccola, si distanzia da ciò che la circonda. La coreografia era quasi nulla se non alcuni palloncini tenuti da un piccolo peso e rivolti verso l’alto che venivano spostati da un esserino altrettanto magico, un giovane ragazzo, sdoppiamento o ombra dell’attrice, ora animale, ora immagine onirica, fantasmagorica, complessivamente romantica.

Atteggiamenti e comportamenti tipici del bambino/a, che attraversa quella fase così bella ma a volte difficile da essere compresa e ricordata dagli adulti, si susseguono ora davanti a noi rendendoci parte di un gioco senza fine.

Le figure si muovono, i miei ricordi riaffiorano, mi vedo in momenti felici, giornate in cui sei arrabbiato con i tuoi amici, i genitori e con il mondo, movimenti alle volte anche un po’ scoordinati, che rispecchiano lo stato d’animo dei ragazzi. Poi ci sono anche quei momenti dolci in cui si ha bisogno di coccole, quell’appoggiare il capo sulla spalla del partner attore mi hanno ricordato le coccole della mamma, del papà, dei nonni.

Meraviglioso quel quadro in cui i palloncini verdi sono disposti a forma di quadrato e l’attrice è coricata nel centro… Ho pensato a quante volte nel mio frutteto vicino a casa mi coricavo tra gli alberi da sola e pensavo e pensavo, fantasticavo, raccoglievo margherite ed era bello, erano momenti tutti per me..

Non trascuro nemmeno la figura del fantasma che mi ha evocato gli anni in cui prima di andare a dormire guardavo sotto il letto o dentro all’armadio e nonostante non trovassi nulla la paura mi avvolgeva fino a quando il sonno stanco e spossato mi prendeva facendomi finalmente dormire per poi ripetere la stessa cosa la sera successiva.

Nelle figure che ha espresso l’artista ho trovato raffigurati tanti animali, dai serpenti, all’oca, al cane, al lupo. Dentro ad ognuno di noi quanti animali ci portiamo e se potessimo esprimerli in atteggiamenti e comportamenti faremmo come l’artista che con tanta grazie è riuscita a mostrarsi in varie figure.

                                                                                           Giuseppina Testi (66 anni)