Forse da quel castello non sono veramente uscito…

Castello attilioForse da quel castello non sono veramente uscito.

Perché forse in quel castello ci vivo.
Prima, forse, ne ero meno consapevole.
Mentre ora, forse, non posso più far finta di nulla.
Forse.
Difficile dirlo, perché scopo del castello è quello di mischiare le carte, i ricordi con il quotidiano, i desideri con le paure, il forse con il certo.
Mettere in crisi ciò che sei per ricreare un’identità, nuova, omologata, accettabile, accettata.
Anche a me succede lo stesso, rischio continuamente l’omologazione poi, sprazzi di memoria, ricordi, sottili fessure sulle mura di quel castello che, più o meno inconsciamente, scegliamo anche noi di costruire mi riportano alla realtà.
E proprio quelle fessure possono salvarci. Salvare noi come hanno salvato i protagonisti dello spettacolo Diario di una follia di stato, persone qualsiasi "convinte" ad affidarsi a una struttura riabilitativa che avrebbe dovuto trasformarli in persone normali, conformi.
Ciò non succede, però. Forse.
Almeno a me non è successo, forse.
Forse, perché il castello, in verità, non ha pareti e quindi non ha un’uscita superata con la quale puoi metterti tutto alle spalle.
Il castello è il mondo in cui viviamo e porta avanti quotidianamente il suo progetto.
Ce l’avranno fatta, allora, i protagonisti a liberarsi?
A uscire, sul serio, dal programma?
                                                                                              Roberto Parmeggiani