Signore e signori, si raccomanda di togliere gli occhiali…

Nonostante questa sera abbia dimenticato a casa gli occhiali, la vivace danza di globi luminosi e suoni su sfondo nero che hanno accompagnato la tragedia di Antigone della compagnia Le Belle Bandiere, mi ha completamente incantato. Anzi, vi dirò di più: proprio grazie a questa mia sbadataggine, mentre mi abbandonavo al flusso dello spettacolo, sono stato raggiunto da tante piccole scariche elettriche luminose e posso dire d’aver assistito a uno scenario unico, irripetibile, che non ho paura di chiamare “fantastico”. Quelle scariche non erano altro che le mie emozioni che passavano attraverso la voce e il corpo di un certo genere di fantasmi, gli attori, e che improvvisamente mi sono arrivate dritte dritte allo stomaco senza chiedermi tanti perché.
La storia di Antigone è una storia difficile, anche se partita in fondo da un desiderio semplice, quello cioè di una sorella di seppellire il proprio fratello, di cui se non ho afferrato tutti i dettagli conservo però ancora l'odore e soprattutto la musica…che, beh, a tratti era proprio rock! Non avrei immaginato che in una tragedia ambientata nell'antica Grecia avrei potuto scovare i Dream Theatre e della musica elettronica e invece è andata finire che, nonostante la serietà del dramma, mi sono persino divertito…
Il giorno dopo una mia collega mi ha raccontato che al Teatro Arena del Sole di Bologna c'è un uomo che da anni va a vedere quasi tutti gli spettacoli in stagione e che quest'uomo è completamente cieco…beh, non stento a crederlo!
Ho apprezzato tantissimo l’ambivalenza, già insita nel dramma, di momenti sonori dolci e delicati alternati a momenti quasi frenetici, evidenziandola nei recitativi e là dove il ritmo narrativo faceva prender velocità a tutta la performance. Si adattava perfettamente al mio pensiero del momento e alla mia partecipazione nei confronti dei personaggi…sembrava che tutto fosse fatto appositamente per me, Mattias, e sentivo che anche per gli altri spettatori che mi erano seduti accanto era lo stesso…come ho fatto a capirlo non lo so, lo sentivo e basta. Sarà perché non portavo gli occhiali che sono diventato così sensibile e attento? Chissà…Una cosa però è certa: io a teatro gli occhiali non li metto più. Mattias Fregni