Una parte di qualcosa

Prologo

Tatiana: Goodnight Peeping Tom è uno spettacolo per cinque spettatori soltanto. Ti ritrovi in una sorta di piccolo spazio d’attesa dove, insieme agli spettatori, ci sono due ragazzi e una ragazza, di cui una molto piccolina. Io non ci vedo molto bene ma intuisco subito che c’è una disabilità e che dev’essere proprio lei, Chiara. I quattro performer se ne stanno lì e non capisci bene perché…

Roberto: Ti guardano, si guardano tra di loro, sembra che abbiano delle questioni in sospeso e che tu, anche se ancora non lo sai, c’entri qualcosa

Tatiana: Uno di loro è alto e molto bello, mi sta addosso, lo sento, e la cosa non mi dispiace affatto.

Roberto: Piano piano capiamo che saremo invitati ad entrare nella casetta di legno e che potremo scegliere uno di loro…Io scelgo il ragazzo più riservato…

Tatiana: Io quello bello

Pinuccia: Io mi affido alla ragazza più giovane

Mario e Sandra: Se proprio ci costringete ad entrare…Scegliamo Chiara, ma uno alla volta…

E così la porta si chiude, dentro la casetta di legno solo loro, lo spettatore  e il performer.

Proviamo a sbirciare dentro la stanza…Potrebbe passare per la strada Lady Godiva, la nobildonna vissuta nell’anno Mille che cavalcò nuda per le vie di Coventry per ottenere la soppressione di un tributo imposto dal conte Leofrico, suo marito. Un ragazzo, Tom, il guardone, non poté resistere…Aprì la finestra e alla vista della giovane divenne cieco…

Ecco le ragioni di un titolo.

Finestra n.1 Tatiana e il bello

Non posso raccontare questo spettacolo, che mi ha messo fortemente alla prova, senza partire da una premessa. Nel mio caso credo che per raggiungere un buon risultato, come è avvenuto, sia stato necessario un precedente percorso di conoscenza di sé e del proprio corpo, come quello che ho fatto con i miei colleghi del Centro Documentazione Handicap/Accaparlante che è durato tre anni.

Contemporaneamente alla visione dello spettacolo ho infatti partecipato a Gender Bender anche come conduttrice del laboratorio On the road! in cui ho cercato sin da l’inizio il contatto con i miei colleghi per avere più fiducia sia in me che nel lavoro che dovevo andare a fare e infatti poi, grazie a questo sostegno, mi sono sciolta.

Inizialmente ho avuto un po’ di timore, di fronte a questo pubblico nuovo ma poi ho capito che ero di fronte a un gruppo disposto a guardarmi e ad ascoltarmi senza giudicare.

Proprio come i partecipanti sono andata al di là dei pregiudizi che avevo inizialmente sul mio corpo: appena iniziai il percorso era per me difficile accettarlo in pieno, e poi grazie a quello che abbiamo fatto insieme, il percorso di accettazione, conoscenza e la scoperta del piacere attraverso il corpo, sono riuscita a lasciarmi andare, e questo mi è stato molto utile per affrontare anche l’incredibile esperienza teatrale che ho fatto.
Lo spettacolo a cui ho assistito di Chiara Bersani si legava infatti con forza alla tematica del corpo.

Eravamo in un sala dove c’erano quattro attori normodotati e una con disabilità.

Per questo spettacolo si entra cinque alla volta e, una volta entrati, si possono vedere gli attori che comunicano attraverso il corpo senza usare le parole tra di loro, e poi pian piano vengono incontro al pubblico con delicatezza. Viene chiesto se si vuol continuare e in tal caso si prosegue in una casetta di legno dove si rimane da soli con il performer. Se io non avessi fatto il percorso sul corpo non sarei rimasta: il performer cerca un tipo di contatto e di complicità che, secondo me, si possono ottenere solo se si è fatto precedentemente un lungo lavoro di conoscenza e accettazione del proprio corpo e di sé stessi, almeno credo.

Siamo riusciti ad instaurare un rapporto attraverso il contatto e ho provato piacere, in quanto mi sono lasciata andare, anche alle sensazioni corporee più intime, cosa che non avevo mai fatto, di certo non a così stretto contattato con qualcuno che non conoscevo.

Se dovessi spiegare quello che ho provato attraverso un’immagine sceglierei quella di un uccello libero perché in quel momento c’è stata una complicità tale con il mio compagno che mi ha dato un senso di libertà. E anche quando siamo usciti dalla casetta, quella sensazione è rimasta.

Lo spettacolo è stato strepitoso, perché sono riusciti ad affrontare la tematica del corpo e del contatto con delicatezza, e questo mi è bastato per farmi sentire parte integrante del gruppo, parte di qualcosa. Tatiana Vitali