The boy goes into the forest,
when the chair is not enough,
the table is not enough,
and not even the highest shelf
O Menino e o Cipo, The Boy and the Liana
Anche quest’anno il Progetto Calamaio si è fatto attore, spettatore e, diciamocelo pure, esploratore, tra le pieghe dei corpi del Gender Bender International Festival di Bologna.
Il festival, giunto alla sua quindicesima edizione, ha riproposto anche questo autunno un’attenta riflessione sulle nuove rappresentazioni del corpo, delle identità di genere e di orientamento sessuale, attraverso laboratori e spettacoli che ci hanno portato faccia a faccia con le nostre identità, a contatto con paure, desideri e inibizioni.
A darcene intensissima prova l’incontro del Calamaio con il gruppo internazionale di giovani danzatori del progetto PERFORMING GENDER-Dance Makes Differences. Un gruppo di giovani artisti, italiani, inglesi, olandesi, sloveni e spagnoli che si sono messi in gioco insieme ai nostri educatori e animatori con disabilità in un vero e proprio corpo a corpo di conoscenza reciproca.
Le emozioni che ne sono nate sono ancora palpabili…E anche a distanza di un mese QUI potete davvero farvene un’idea!
Nel frattempo una delegazione tutta al femminile del Calamaio si è recata al Teatro Testoni Ragazzi per assistere a Influenza, l’ultima fatica di Floor Robert, artista olandese della compagnia Inquanto Teatro,attrice, danzatrice e illustratrice.
Una giovane donna di rara simpatia, come abbiamo scoperto all’incontro a fine spettacolo mirabilmente condotto da Daniele Del Pozzo, che con ironia ha spezzato ogni indugio e timidezza da parte del pubblico: un gruppo di adulti tornati bambini, stretti-stretti sulle gradinate del Testoni.
Influenza è infatti un viaggio dedicato all’infanzia, uno studio sulle gestualità, le pulsioni e le percezioni che la circondano, una ricerca che parte dalla biografia personale di Floor che con delicatezza e spontaneità ci coinvolge nel medesimo impasto di memorie e incantesimi.
Un bosco di palloncini verdi fa da sfondo a un lungo gioco di scoperta, tra lingue inventate e “facciamo finta che”. Animali-amici, il Fortuna Drago, l’Uomo Nero, oggetti del quotidiano ed elementi naturali dialogano ora con pari dignità sulla scena in un mondo dove reale e immaginario non sono ancora disgiunti.
È un legame sottile quello che ci lega all’invisibile che alle origini il bambino sembra vivere come un dato di fatto, come mangiare la pappa o giocare a palla e su cui Floor riporta insistentemente l’attenzione.
Uno sguardo nostalgico ma anche profondamente divertito, proprio come quello che ha accompagnato le visioni delle nostre tre spettatrici, Tatiana, Lucia e Pinuccia, che qui di seguito ci faranno entrare nello spettacolo attingendo a piene mani dal proprio vissuto infantile.
Entreremo così nel frutteto di Pinuccia, dove da piccola si coricava per fantasticare a naso all’aria, mentre Lucia affiancherà Tatiana nel suo ricordo, quando da piccola ha preso per la prima volta coscienza degli oggetti attorno a lei, compresa una misteriosa bici a quattro ruote che le farà per sempre da sostegno.
Indimenticabile il “Chi sei?” finale di Floor, che qui abbiamo ripreso per collezionare le nostre personali fotografie.
Una domanda che si rivolge a tutto ciò che ci circonda ma che vogliamo lasciare in sospeso per permettervi di gustare la conclusione di questo piccolo, delizioso spettacolo che avremmo voluto non finisse mai.