Appena abbiamo letto il titolo di Filles et soie, lo spettacolo dell’attrice e regista francese Séverine Coulon, che abbiamo avuto la fortuna di vedere sul palco del Testoni Ragazzi al Festival Gender Bender di quest’anno, ci sono venute in mente le nostre nonne e le loro setose sottovesti.
Alcune di noi ricordavano le riviste di modellistica degli anni ’50, in cui si ritraevano figurine di giovani donne ben proporzionate, con il vitino da vespa e i guanti in tinta con le scarpe.
Abbiamo pensato alla fatica e all’impegno che molte donne mettevano nel farsi belle, impeccabili ogni giorno, con smalto e permanente anche solo per andare a fare la spesa e i lavori domestici, almeno quelle che potevano permetterselo. Lo facevano per piacere a se stesse o per qualcun altro? Quando si guardavano allo specchio che cosa pensavano?
Da allora a oggi sono cambiate tante cose, grazie al ’68 e agli Settanta le donne hanno acquisito, soprattutto in Italia (e in ritardo rispetto ad altri paesi), diritti, libertà e autonomie un tempo purtroppo impensabili, che hanno cambiato anche il modo di apparire e l’immagine delle donne. Scegliere liberamente che cosa indossare, per sentirsi prima di tutto comode e in pace, è stata sicuramente una delle ricadute di quest’evoluzione, minigonne comprese.
Esplorando un libro che vi consigliamo, Nina e i diritti delle donne di Cecilia D’Elia e Rachele Lo Piano (Sinnos 2011), abbiamo scoperto quanto le possibilità delle bambine di oggi non siano affatto scontate, ma il frutto di tante lotte e proteste che vanno sempre salvaguardate e difese.
Lo spettacolo di Séverine ci mette infatti ora una bella pulce nell’orecchio…Siamo proprio sicure, per esempio, che le ragazze del 2018 non siano per niente condizionate nello scegliere che cosa mettersi ogni mattina, che non si vergognino mai del proprio aspetto e che non siano alla perenne ricerca del Principe Azzurro? È così infatti che le fiabe ci insegnano fin da piccole che ci dovremmo porre, sempre perfette e alle dipendenze di qualcuno…
Biancaneve, La Sirenetta e Pelle D’Asino sono quelle da cui l’attrice e regista francese prende ora spunto, rifacendosi all’albo illustrato di Louise Duneton Les trois contes, per donare loro un inaspettato e divertentissimo finale. Così Séverine dialoga con la propria immagine corporea, goffa, rotonda e piena di vita, in un suggestivo gioco di luci e ombre che attraverso un cubo di tela bianca separa dal pubblico la sua silhouette e le splendide immagini preparate per l’occasione da Louise.
L’attrice, la cosa all’inizio ci ha colpite molto, durante lo spettacolo non parla mai, lo fa solo alla fine, rivolgendosi a tutti noi, adulti, bambine e bambini.
Ci spiega perché ha scelto di fare questo spettacolo e perché la vita di ogni individuo è degna di essere vissuta, apprezzata e rispettata così com’è.
Noi, che sui temi della diversità ci lavoriamo ogni giorno non potevamo che sentirci rappresentate. Filles et soie però non ci ha fatto solo riflettere, ci ha spinto a osservarci e ascoltarci per conoscerci meglio e a trovare un modo per dare eco a una nuova rappresentazione del femminile.
Siamo partite da un abito e siamo arrivate a progettare una rivista, “Seta”, rivolta principalmente a persone curiose.